Bodini: quando la passione diventa un lavoro

12 Marzo 2021
Quando la fisioterapia interagisce alla perfezione con gli altri membri dello staff, i risultati sono assicurati e la soddisfazione è doppia

La passione si fonda con il lavoro in un connubio inscindibile e magico, che permette a Christian Bodini di realizzare i sogni di una vita: da una parte la voglia di crescere e di migliorarsi nella professione da sempre adorata e inseguita mentre dall’altra l’amore per lo sport più conosciuto e giocato al mondo, il calcio, amalgamando il tutto con l’amore e la comprensione di moglie e figli che da sempre lo appoggiano e lo sostengono incondizionatamente.

Dottore in fisioterapia dal 2007, con laurea conseguita all’Università degli Studi di Brescia, Christian Bodini è al settimo anno al Desenzano Calvina, dopo un passato da calciatore e due anni di esperienza a Casal Romano, nel mantovano.

Su cosa si basa il suo lavoro?
“Il mio lavoro si basa sulla riabilitazione del paziente in tre differenti ambiti: quello ortopedico, quello neurologico e infine quello geriatrico. Io mi occupo di riabilitazione sportiva e ortopedica alternando il trattamento di traumatismi a patologie croniche. Nello specifico di una squadra, tratto i traumi calcistici, gli infortuni cronici e le lesioni muscolari. Ovviamente la mia figura interagisce molto con quella del preparatore atletico”.

Si occupa sia della prevenzione che del recupero dagli infortuni; nel primo caso, viene stilato un programma di lavoro personalizzato?
“Assolutamente si, la prevenzione ha inizio con l’anamnesi del calciatore, sottoponendolo a test per valutarne possibili carenze nonché eventuali traumi passati; dopodiché si lavora direttamente sul lettino dove vengono effettuati i trattamenti”.

Per il recupero dagli infortuni, invece, lavora in autonomia oppure congiuntamente a medico, preparatore atletico e nutrizionista?
“Si lavora assieme. Quando si incorre in un grave infortunio il primo a intervenire è il fisioterapista, il quale si relaziona con lo specialista  che l’ha operato piuttosto che con il medico di squadra, dopodiché si interagisce con il preparatore atletico fino a quando il calciatore non ritorna in perfetta forma. Il fisioterapista ha le conoscenze per poter trattare più aspetti ma l’interazione tra le varie figure è fondamentale e, se fatto bene, l’atleta ne risente positivamente”.

Si sente spesso parlare di infortuni legati alle distrazioni muscolari, in particolar modo inerenti il quadricipite e il bicipite femorale; per quale motivo sono più soggetti?
“Andare a ricercare la vera causa dell’infortunio muscolare è difficile, ci potrebbe essere un aspetto fisico come la stanchezza piuttosto che lo stress, un’alimentazione ovvero un allenamento scorretto. Nella stragrande percentuale dei casi le lesioni più frequenti sono queste poiché sono due muscoli che vengono sollecitati tantissimo. Quest’anno poi con il Covid i ragazzi sono stati fermi tanto e ripartire dopo una lunga inattività non è stato semplice”.

Quali sono i gruppi muscolo-scheletrici più soggetti a contratture e/o distrazioni in un calciatore oltre ai sopra citati?
“Solitamente è il polpaccio, nello specifico i gemelli e il soleo, i muscoli che forniscono la spinta alla gamba. In una stagione si possono registrare circa venti-venticinque infortuni muscolari in questi distretti”.

Qual è il metodo di lavoro che utilizza? Viene usata solo la manualità oppure si ricorre anche all’ausilio di farmaci specifici?
“La valutazione rappresenta la base, cercare di capire cosa si è fatto il calciatore è importante, farsi raccontare cosa ha sentito e quali dolori avverte, per poi sottoporlo ad un esame diagnostico. Lo strumento più importante sono le mani anche se la tecnologia ha fatto passi da gigante, dando la possibilità di utilizzare, ad esempio, la tecar, l’onda d’urto, il laser e gli ultraasuoni. Per quanto concerne i farmaci, è una decisione prettamente medica, io non posso prescrivere nulla, nemmeno una infiltrazione al ginocchio”.

Come è cambiato il modo di lavorare con lo scoppio della pandemia Covid 19?
Assieme al medico, abbiamo constatato che chi contrae il Covid ne risente, perché fatica a rientrare in condizione e soffre di molteplici problematiche muscolo-scheletriche difficili da eliminare anche se si interviene il prima possibile”.

Il buon lavoro di un fisioterapista, oltre a mantenere in forma i calciatori, porta anche qualche punto in più in classifica?
“Dovresti chiederlo agli altri (ride, ndr). Sicuramente il lavoro fatto bene e in equipe è fondamentale. Vorrei approfittarne per difendere la nostra categoria; troppo spesso si vedono sui campi persone non laureate e poco preparate e questo non va bene: abbiamo a che fare con la salute dei ragazzi e sia la competenza che la professionalità sono importanti. Si, alla fine penso che l’ottima integrazione e le qualità citate portino qualche punto in più in classifica”.

 Cosa rappresenta per Lei il Desenzano Calvina?
“Quando ho scelto di rimanere in Serie D, mi sono licenziato dallo studio dove lavoravo poiché non riuscivo a gestirmi, con quattro allenamenti a settimana ai quali si aggiunge la partita. Quel momento rappresenta la svolta, perché oltre ad accettare la proposta ho anche aperto uno studio privato. Si tratta di una grande opportunità sia per il presente che per il futuro, la società è seria e chissà mai che non riesca a raggiungere il professionismo con questa squadra. La fisioterapia e il calcio sono le mie passioni e unirle rappresenta per me il massimo”.

C’è qualche aneddoto curioso che può raccontarci inerente i calciatori biancazzurri?
“Un paio di volte è capitato di trattare un ragazzo che teoricamente non doveva giocare e, invece, è sceso in campo, segnando anche una rete; vederlo correre verso di me per ringraziarmi è stato bellissimo, mi ha fatto sentire importante sia per il ragazzo che per la squadra”.

In ultimo, lavora sia con il Desenzano Calvina che privatamente, è corretto?
“Esatto, dal mese di settembre del 2019 ho aperto uno studio nel mio paese, che si chiama LEA Medical e si trova a Gambara, in provincia di Brescia. Oltre a me, ci sono anche un’osteopata e un dietista, come si può vedere su lea.medical – pagina ufficiale sia di Facebook che di Instagram – nonché su bodini_fisioterapista, sempre su Instagram. Sono contento di come procede il lavoro sia privatamente che con il Desenzano Calvina”.

“Permettimi, infine, di mandare un ringraziamento a mia moglie Angela e ai miei figli Leonardo e Matilde, che mi aspettano a casa e che mi hanno sempre appoggiato, nonostante alcune volte tolga loro del tempo”.

Stefano Benetazzo