Bodini: quando la passione diventa un lavoro

Quando la fisioterapia interagisce alla perfezione con gli altri membri dello staff, i risultati sono assicurati e la soddisfazione è doppia

La passione si fonda con il lavoro in un connubio inscindibile e magico, che permette a Christian Bodini di realizzare i sogni di una vita: da una parte la voglia di crescere e di migliorarsi nella professione da sempre adorata e inseguita mentre dall’altra l’amore per lo sport più conosciuto e giocato al mondo, il calcio, amalgamando il tutto con l’amore e la comprensione di moglie e figli che da sempre lo appoggiano e lo sostengono incondizionatamente.

Dottore in fisioterapia dal 2007, con laurea conseguita all’Università degli Studi di Brescia, Christian Bodini è al settimo anno al Desenzano Calvina, dopo un passato da calciatore e due anni di esperienza a Casal Romano, nel mantovano.

Su cosa si basa il suo lavoro?
“Il mio lavoro si basa sulla riabilitazione del paziente in tre differenti ambiti: quello ortopedico, quello neurologico e infine quello geriatrico. Io mi occupo di riabilitazione sportiva e ortopedica alternando il trattamento di traumatismi a patologie croniche. Nello specifico di una squadra, tratto i traumi calcistici, gli infortuni cronici e le lesioni muscolari. Ovviamente la mia figura interagisce molto con quella del preparatore atletico”.

Si occupa sia della prevenzione che del recupero dagli infortuni; nel primo caso, viene stilato un programma di lavoro personalizzato?
“Assolutamente si, la prevenzione ha inizio con l’anamnesi del calciatore, sottoponendolo a test per valutarne possibili carenze nonché eventuali traumi passati; dopodiché si lavora direttamente sul lettino dove vengono effettuati i trattamenti”.

Per il recupero dagli infortuni, invece, lavora in autonomia oppure congiuntamente a medico, preparatore atletico e nutrizionista?
“Si lavora assieme. Quando si incorre in un grave infortunio il primo a intervenire è il fisioterapista, il quale si relaziona con lo specialista  che l’ha operato piuttosto che con il medico di squadra, dopodiché si interagisce con il preparatore atletico fino a quando il calciatore non ritorna in perfetta forma. Il fisioterapista ha le conoscenze per poter trattare più aspetti ma l’interazione tra le varie figure è fondamentale e, se fatto bene, l’atleta ne risente positivamente”.

Si sente spesso parlare di infortuni legati alle distrazioni muscolari, in particolar modo inerenti il quadricipite e il bicipite femorale; per quale motivo sono più soggetti?
“Andare a ricercare la vera causa dell’infortunio muscolare è difficile, ci potrebbe essere un aspetto fisico come la stanchezza piuttosto che lo stress, un’alimentazione ovvero un allenamento scorretto. Nella stragrande percentuale dei casi le lesioni più frequenti sono queste poiché sono due muscoli che vengono sollecitati tantissimo. Quest’anno poi con il Covid i ragazzi sono stati fermi tanto e ripartire dopo una lunga inattività non è stato semplice”.

Quali sono i gruppi muscolo-scheletrici più soggetti a contratture e/o distrazioni in un calciatore oltre ai sopra citati?
“Solitamente è il polpaccio, nello specifico i gemelli e il soleo, i muscoli che forniscono la spinta alla gamba. In una stagione si possono registrare circa venti-venticinque infortuni muscolari in questi distretti”.

Qual è il metodo di lavoro che utilizza? Viene usata solo la manualità oppure si ricorre anche all’ausilio di farmaci specifici?
“La valutazione rappresenta la base, cercare di capire cosa si è fatto il calciatore è importante, farsi raccontare cosa ha sentito e quali dolori avverte, per poi sottoporlo ad un esame diagnostico. Lo strumento più importante sono le mani anche se la tecnologia ha fatto passi da gigante, dando la possibilità di utilizzare, ad esempio, la tecar, l’onda d’urto, il laser e gli ultraasuoni. Per quanto concerne i farmaci, è una decisione prettamente medica, io non posso prescrivere nulla, nemmeno una infiltrazione al ginocchio”.

Come è cambiato il modo di lavorare con lo scoppio della pandemia Covid 19?
Assieme al medico, abbiamo constatato che chi contrae il Covid ne risente, perché fatica a rientrare in condizione e soffre di molteplici problematiche muscolo-scheletriche difficili da eliminare anche se si interviene il prima possibile”.

Il buon lavoro di un fisioterapista, oltre a mantenere in forma i calciatori, porta anche qualche punto in più in classifica?
“Dovresti chiederlo agli altri (ride, ndr). Sicuramente il lavoro fatto bene e in equipe è fondamentale. Vorrei approfittarne per difendere la nostra categoria; troppo spesso si vedono sui campi persone non laureate e poco preparate e questo non va bene: abbiamo a che fare con la salute dei ragazzi e sia la competenza che la professionalità sono importanti. Si, alla fine penso che l’ottima integrazione e le qualità citate portino qualche punto in più in classifica”.

 Cosa rappresenta per Lei il Desenzano Calvina?
“Quando ho scelto di rimanere in Serie D, mi sono licenziato dallo studio dove lavoravo poiché non riuscivo a gestirmi, con quattro allenamenti a settimana ai quali si aggiunge la partita. Quel momento rappresenta la svolta, perché oltre ad accettare la proposta ho anche aperto uno studio privato. Si tratta di una grande opportunità sia per il presente che per il futuro, la società è seria e chissà mai che non riesca a raggiungere il professionismo con questa squadra. La fisioterapia e il calcio sono le mie passioni e unirle rappresenta per me il massimo”.

C’è qualche aneddoto curioso che può raccontarci inerente i calciatori biancazzurri?
“Un paio di volte è capitato di trattare un ragazzo che teoricamente non doveva giocare e, invece, è sceso in campo, segnando anche una rete; vederlo correre verso di me per ringraziarmi è stato bellissimo, mi ha fatto sentire importante sia per il ragazzo che per la squadra”.

In ultimo, lavora sia con il Desenzano Calvina che privatamente, è corretto?
“Esatto, dal mese di settembre del 2019 ho aperto uno studio nel mio paese, che si chiama LEA Medical e si trova a Gambara, in provincia di Brescia. Oltre a me, ci sono anche un’osteopata e un dietista, come si può vedere su lea.medical – pagina ufficiale sia di Facebook che di Instagram – nonché su bodini_fisioterapista, sempre su Instagram. Sono contento di come procede il lavoro sia privatamente che con il Desenzano Calvina”.

“Permettimi, infine, di mandare un ringraziamento a mia moglie Angela e ai miei figli Leonardo e Matilde, che mi aspettano a casa e che mi hanno sempre appoggiato, nonostante alcune volte tolga loro del tempo”.

Stefano Benetazzo

Paolo Balestro, dal Veneto a Desenzano per calcio e cuore

Da Trissino a Desenzano per i ragazzi del settore giovanile. Oggi allenatore della squadra Allievi che gli sta riservando molte soddisfazioni

Con una squadra Juniores ancora in fase di rodaggio alla sua prima esperienza di un campionato nazionale, la squadra allievi 2004 diventa di diritto il fiore all’occhiello del Settore Giovanile del Calcio Desenzano Calvina.
Un gruppo consolidato che sulle fondamenta dello scorso campionato quando ancora portava il nome di Sporting Desenzano, partecipa al campionato Provinciale dove alla prima giornata, unica fin’ora disputata prima dello stop, riesce a fare la voce grossa in casa dei cugini del Rovizza Sirmione con un perentorio 7-1.
Una squadra che sin dalla vigilia desta impressione di favorita e alla prima occasione dimostra tutto il proprio valore.
Uno degli artefici di questo è Paolo Balestro allenatore della squadra.

Balestro comincia a dedicarsi al calcio agonistico tardi, senza essersi mai iscritto ad alcuna scuola calcio, ma con delle virtù che lo portano ad togliersi qualche soddisfazione in poco tempo. Veneto di Trissino (Vicenza), convive con il calcio in famiglia, lo zio Sergio è allenatore e quindi all’età di 9 anni lo convince a iscriversi alla squadra Pulcini del suo paese. Da lì inizia tutta la trafila fino ad arrivare a disputare i campionati Allievi con l’Arzignano e Juniores con il Cornedo dove resta fino alle porte della prima squadra.

Balestro nella sua esperinza calcistica, il suo curriculum si ferma al campionato Juniores. Cosa l’ha fermata?
In quel momento della mia vita il calcio era diventato più un impegno che una passione. Mi era passata la voglia e piuttosto che fare il dilettante in questo modo ho preferito dedicarmi ad altro

Peccato perchè mi risulta che aveva messo gli occhi addosso anche il Vicenza Calcio. Si è pentito poi di questa scelta?
Alla lunga si. Ero nella squadra Giovanissimi quando ho fatto il provino nel Vicenza e qualche soddisfazione ero anche ruscito a togliermela anche negli anni seguenti. Ero giovane e la pressione di una prima squadra non sono riuscito a reggerla

Quindi si è dedicato subito all’attività di allenatore?
Quasi subito. Ho conosciuto Debora che poi è diventata la mia compagna. Lei è di Desenzano e quindi per potermi trasferire vicino a lei ho “spolverato” dal cassetto la mia vecchia passione

Ma a parte la voglia di trasferirsi con la sua compagna, perchè questo ritorno di interesse?
Ho conosciuto Debora già madre di due ragazzi che giocavano nell’allora Sporting Desenzano e la loro passione mi ha riacceso l’interesse. La dedizione di Davide e Omar è encomiabile tanto da riaccendere il fuoco e per questo mi sono rimesso in gioco

Correva l’anno?
2014. Responsabile tecnico era Davide Pegoraro che mi ha affiancato a Elena Gervasi allenatrice della squadra Pulcini. L’esperienza è stata davvero importante, ma sentivo la voglia di confrontarmi con il mondo agonistico. Sono stato accontentato e l’anno successivo sono passato nello staff dei Giovanissimi come secondo di Francesco Cominelli (oggi allenatore dei Giovanissimi Provinciali del Calcio Desenzano Calvina ndr)

Come è stata quell’esperienza?
Un bel ricordo perchè abbiamo fatto un campionato di vertice. I risultati sono arrivati solo parzialmente perchè abbiamo sfiorato di un nulla la partecipazione alla fase regionale e siamo arrivati in Primavera fino alla semifinale della fase provinciale

Come prima esperienza niente male. Poi negli anni a venire cosa è successo?
Grazie alla spinta di Cominelli che ancora oggi ringrazio tantissimo, mi sono iscritto al corso per allenatori UEFA C da fare a Mantova. Un bell’impegno che prevede l’obbligo di frequenza per sette settimane nelle sere dal lunedì al venerdì, più il sabato mattina

Cosa le è rimasto di quella esperienza?
Il gruppo di lavoro. Eravamo io e altri quattro allenatori bresciani che tutte le sere ci trovavamo al casello di Desenzano per andare a Mantova. Un’agonia iniziata a Settembre e finita quasi a Natale. Ma le soddisfazioni poi sono state tante. Ho avuto la fortuna di avere un docente come Stefano Bonaccorso responsabile dei territori base dell’Atalanta e Alberto Pasini docente di metodologia anche lui nel giro dell’Atalanta

L’allora Sporting Desenzano le ha riconosciuto gli sforzi compiuti?
Si molto. L’anno successivo mi ha affidato la conduzione della squadra Giovanissimi. L’anno successivo sono stato inserito nello staff della Juniores che partecipava al Campionato Regionale. Lì ho fatto il secondo, ma l’esperienza è stata importante perchè in quella fascia di età cominci a vedere il calcio vero imparando molto sulla figura di “mister

Oggi invece si dedica a quale squadra?
Sono il primo allenatore della squadra Allievi Under 17

Una squadra forte che si è gia posta all’attenzione di tutti. Complimenti. Però questo sarà l’ultimo anno, poi l’anno prossimo passeranno Juniores e quindi entreranno in un circuito molto particolare. Come vive un allenatore di un gruppo all’ultimo anno di giovanile pura?
Non mi sento sicuramente un marinaio che deve ancorare la barca al porto e poi abbandonarla. Mi vedo invece come un traghettatore per il calcio importante. Insomma ho la voglia di trasmettere loro quella mentalità forte che consentirà loro di affrontare un campionato Nazionale con la dovuta preparazione

Com’è il rapporto con i suoi ragazzi?
Insegno molto la funzione dei ruoli. C’è il momento in cui si può essere “amici” altri invece in cui prevale l’aspetto professionale. Un po’ bastone un po’ carota

Il Covid non ci sta aiutando. Tutti siamo sotto sforzo al fine di rendere una stagione particolare come questa, più idonea possibile. Lei cosa dice ai suoi ragazzi?
Innanzitutto che non bisogna abbattersi e tenersi pronti per la ripresa che prima o poi ci sarà.
A Luglio quando Monese mi ha proposto la conduzione di questa squadra, il periodo era simile ad ora. La squadra era ancora da formare ma la voglia di fare bene era talmente alta che abbiamo formato un gruppo importante con conseguente voglia di iniziare subito a giocare. Oggi la situazione è simile a quella di questa estate

Come vede l’uso di yoga e della preparazione atletica attraverso le piattaforme internet?
Mio padre è insegnate di yoga, quindi per me questa è una porta spalancata perchè già ne conosco l’utilità della sua applicazione

Quindi con l’appoggio di suo padre, anche lei trova utile questa disciplina…
Ti aiuta molto. Fondamentale nei ragazzi più che con gli adulti. Alcuni punti della sua pratica sono solo da ritenesi positivi. Poi se un ragazzo di una fascia di età dai 15 ai 17 anni ne ha capito qualcosa, cambia da soggetto a soggetto. La possibilità di lezioni dal vivo con la maestra avrebbe potuto ottenere risultati certi, però oggi possiamo fare così e ci adattiamo. Penso piuttosto che queste lezioni possano essere riproposte anche in futuro quando la pandemia sarà solo un ricordo

Una curiosità. Lei ha partecipato?
Certamente. Poi ho riscontrato una importante partecipazione dei miei ragazzi che si sono connessi in 20 su 22. Poi anche il feedback nei confronti dell’insegnante è stato molto positivo

I suoi ragazzi che ricordo si porteranno di mister Balestro?
Spero di vincere il campionato così mi ricorderanno vincente

E un ricordo negativo di lei che si porteranno?
Spero nulla, magari qualcosa che non sarò riuscito a trasmettere

Si vede allenatore in una squadra professistica?
Oggi voglio specializzarmi nell’agonismo dei giovani, ho 35 anni e avrò tutto il tempo per arrivarci se ne avrò possibilità. Per ora penso solo a far bene con i giovani

Quanto conta per un settore giovanile la volontà della dirigenza di creare una squadra che vuole il professionismo?
Moltissimo. A Desenzano manca proprio il calcio. Una prima squadra mette entusiasmo ed euforia e se questa è costruita con ambizioni anche a lungo termine, ne trovano benefici tutti.

Amadeo Cataldi, dall’Oceania al Garda per amore del calcio

Arriva al Settore Giovanile con tanta esperienza. Dall’Australia al Canada e dalla Svizzera all’Egitto per promuovere il calcio nelle scuole

Amadeo Cataldi è un allenatore del settore giovanile del Calcio Desenzano Calvina.

Cataldi calcisticamente parlando, ha molto da raccontare. Allena dal 2004 e fino a oggi pratica il suo mestiere da una parta all’altra del mondo. I suoi esordi calcistici da mister partono infatti dell’emisfero australe dove entra a far parte di un progetto di promozione nelle scuole elementari australiane. Poi il rientro in Italia. Con le valigie ancora da disfare, il Milan gli propone un periodo da trascorrere in Canada per un nuovo piano di promozione calcistica. Dal Canada a Milanello il passo è breve, così Amadeo Cataldi si veste di rosso-nero per dare il suo contributo al settore giovanile. Diventa responsabile tecnico delle squadre dei giovani e delle scuole calcio toccando realtà come Egitto, Svizzera passando per i vari Milan Champ estivi. La sua esperienza lo porta a diventare formatore di diversi allenatori e si dedica alla formazione dei giocatori in erba. Poi Cataldi si trasferisce a Desenzano per poter allenare la Feralpi Salò dove conosce Aimo Diana e al suo fianco vive esperienze in Serie C (Sicula Leonzio e Melfi). Accantonata l’esperienza come allenatore dei professionisti, collabora con la Pro Desenzanese fino alla scorsa stagione quando sposa il progetto Desenzano Calvina dove oggi è uno dei pilastri del Settore Giovanile.

Il suo progetto australiano è molto affascinate, ha voglia di parlarne?
Mi sono trovato in questo programma per caso. La Federazione Calcio del posto aveva in mente di attuare un piano di interesse per il calcio nelle scuole primarie e io mi sono dedicato a questo tipo di promozione occupandosi anche della nazionale Under 17 che è un’importante risorsa per la Nazionale maggiore

Quanto tempo è stato cittadino australiano?
Dopo cinque anni di lavoro sono tornato per un breve periodo per salutare la mia famiglia. Già. Pensavo fosse solo per un breve periodo, ma ho conosciuto Cristina, poi diventata mia moglie, che mi ha fatto dimenticare l’Australia portando la mia residenza a Desenzano dove lei vive da sempre

Poi Canada e Milan. Come ha fatto ad arrivare a Milanello?
L’amicizia con Giovanni Lorini (oggi allenatore della squadra esordienti del Calcio Desenzano Calvina ndr) ha fatto modo che io abbia avuto delle valide referenze. Ho lavorato in rossonero per 5 anni con una importante esperienza nelle scuole calcio internazionali

Amadeo, come è arrivato a far parte del progetto Desenzano Calvina?
Libero da impegni professionali ed ormai trasferitomi a Desenzano, ho cominciato a dare supporto alla Real Desenzanese. Poi l’incontro con Claudio Monese (responsabile del Settore Giovanile ndr) è stato determinante per il mio passaggio al Desenzano poi divenuto Desenzano Calvina

Cosa le ha proposto?
Da principio non avrei voluto allenare, penso che i campionati provinciali e dilettantistici siano esperienze che devono fare i giovani. Ho più di 40anni, ho fatto professionismo, ho allenato in serie C e venire qui per togliere la possibilità ad un ragazzo di venticinque anni di mettersi in evidenza non mi piace. Così mi sono dedicato a quei corsi di tecnica individuale che hanno riscontrato una massiccia partecipazione

Pensa che la sua didattica e tutto il bagaglio di esperienza che lei ha accumulato, può essere un beneficio per i ragazzi?
Sono un patito di tecnica. Purtroppo questa non viene mai curata nel dettaglio, i maestri di tecnica sono spartiti da tanto tempo perchè la nuova generazione è molto attenta a situazioni corali tralasciando l’individualità che io invece ritengo abbia ancora il suo peso

Quindi lei vede il lavoro collettivo come l’amalgama di tante individualità?
Si. Se riflettiamo un attimo, più sali di livello, più il giocatore deve affidarsi a figure per la sua tutela individuale, per questo ha sempre al suo fianco un procuratore. In parole povere, ognuno cura se stesso pur lavorando all’interno di un collettivo. Penso che la bravura di un allenatore moderno sia quella di far funzionare tutti gli elementi all’interno di un gruppo. Ma se alla base hai solo schemi e senza alcuna individualità non arrivi lontano. Visti da fuori possono sembrare tutti attori di una playstation, ma alla base ogni giocatore ha la sua storia e il suo talento.

Il suo cammino professionale è molto interessante: Australia, Canada, Milan e tante realtà estere come Svizzera e Egitto. Perchè poi ha smesso di seguire questa linea professionale?
Sentivo il desiderio di allenare una squadra senza fare il direttore tecnico o il formatore. Era un’esperienza che non avevo ancora vissuto al 100% ed ho sfruttato l’opportunità della Feralpi Salò che nel 2013 mi ha offerto di fare il secondo ad Aimo Diana. Abbiamo fatto insieme Giovanissimi, Beretti dove sono rimasto come primo allenatore quando Diana è passato ad allenare la Prima Squadra in Serie C.

Con Aimo Diana ha avuto un rapporto professionale intenso. Infatti dopo questa breve separazione lo ha seguito in altre esperienze. Cosa le ha portato questo tipo di background?
Ho seguito Diana a Pavia, dove non siamo riusciti a lavorare perchè partiti per fare una serie D ci siamo trovati in Eccellenza e poi a Melfi in serie C dove abbiamo salvato una squadra spacciata e destinata alla retrocessione. L’anno dopo ci siamo trasferiti alla Sicula Leonzio che presa al 16° posto l’abbiamo portata a disputare i playoff. Tutte esperienze importanti e diverse tra loro, ma hanno arricchito la mia cultura e le mie esperienze

Poi Diana è andato a Renate in Serie C, ma lei non è rientrato nel suo progetto. Come mai?
Diana è subentrato a campionato in corso e il secondo c’era già. Nessun divorzio (ride ndr)

Nella sua sfera privata, lei dove si trova meglio? In città o in provincia?
Ho vissuto a Milano e per un periodo anche a Londra. Sono luoghi che non mi appartengono. Prediligo realtà di provincia

Come Desenzano?
La qualità della vita qui è ottimale, si addice di più alla mia persona

Ma la storia di Amadeo Cataldi ai primi calci ad un pallone come è stata?
Ho sempre voluto giocare a calcio, l’ho sempre sentito dentro ed è a tutt’oggi ancora l’unica cosa che mi sia veramente piaciuto fare nella vita. Da bambino pensavo solo ed esclusivamente al calcio

Ha mai desiderato fare il calciatore professionista?
Si, come tutti i bambini. Però molto presto ho capito che era meglio lasciar perdere, non avevo capacità mentali e caratteriali per diventarlo. Ho quindi pensato di studiare per fare l’allenatore e le mie prime esperienze sono arrivate già all’età di 27 anni

Un bel bagno di umiltà. Non trova?
Diciamo che rispetto al passato i tempi sono cambiati molto. Negli anni 60/70 il calcio veniva sempre dopo lo studio e molti genitori ne scoraggiavano la pratica. Oggi c’è un’inversione di tendenza e qualche volta non disdegnano il fatto che si possa saltare scuola ogni tanto per una partita. Oggi i genitori seguono sempre i loro figli soprattutto perchè nell’era moderna non hanno troppo tempo a disposizione da passare con loro, ne condividono quindi i loro divertimenti, magari sognando qualcosa di grande

Una volta con la maestra unica, questa aveva la funzione di un genitore aggiunto. Oggi l’allenatore che condivide con il ragazzo diversi momenti del suo tempo, crede possa essere considerato lui un genitore aggiunto?
Noi abbiamo il privilegio di seguire i ragzzi nella loro formazione e nel loro percorso di maturazione. Oggi un allenatore del settore giovanile non può e non deve essere solo un dispensatore di schemi e tecnica, ma anche un aiuto per la sua crescita come uomo. Aggiungiamo anche che in questo periodo storico, noi siamo a contatto con i ragazzi più dei loro genitori. Sembra assurdo ma è così. Questo diventa anche una forte responsabilità per noi

Nell’anno in corso, il nostro maggiore avversario è stato il Covid. Come si è mosso il Settore Giovanile al riguardo?
Stiamo provando a fare tutto quanto previsto nel nostro programma per il bene dei ragazzi, ma sempre con la dovuta attenzione. Quando è uscita l’ordinanza che ci ha bloccati, ci siamo trovati nella necessità di agire velocemente per non sospendere l’attività. Avevamo due alternative: lasciar perdere tutto o programmare per loro una linea di allenamento che non riguardassero il contatto per poterli tenere allenati e pronti quando tutto si sarebbe riaperto. Abbiamo voluto creare un percorso misto individuale che prevede anche lo Yoga, una disciplina bellissima che si associa al calcio, basta vedere che nella Preminum League lo praticano almeno da 20anni, poi anche personaggi come Cristiano Ronaldo e campioni di altri sport ne fanno pratica. Nel nostro progetto, allo yoga si affianca una fase atletica individuale che oggi purtroppo si dovrà fare a casa per le ulteriori restrizioni del nuovo DPCM

Perchè un giovane può scegliere Desenzano?
Innanzitutto un ragazzo deve fare attività fisica, è fondamentale per la sua crescita. Per come è il mondo oggi, è più facile praticarlo in una società sportiva. Noi siamo solidi, ben organizzati, siamo una relatà in crescita capace di dare sia l’opportunità di apprendimento del gioco sia un contributo a livello sociale. Cerchiamo di lavorare su tutti i livelli e sono sicuro che con il tempo miglioreremo sempre di più. Oggi abbiamo già una bella struttura, allenatori validi e una prima squadra che disputa un campionato nazionale che ritengo possa essere un valore aggiunto al progetto già di per se interessante

Cosa spera di portarsi da questa esperienza a Desenzano?
Qui non c’è stata storia professionale. Io spero di poter contribuire ad una inversione di tendenza e che nei prossimi 20 anni possano uscire da Desenzano diversi talenti del calcio.

Direttore Generale? Ecco a voi Stefano Tosoni

Passato l’esame in FIGC, arriva l’annuncio: Stefano Tosoni è diventato ufficialmente il primo direttore generale dell’era Calcio Desenzano Calvina

Stefano Tosoni è ufficialmente il primo direttore generale dell’era Marai. Un ruolo decisamente fondamentale per il nuovo Calcio Desenzano Calvina, la figura di DG in una società ben strutturata con tanta voglia costruire qualcosa in più del semplice obiettivo stagionale, diventa un punto di riferimento per tutti. Siano questi addetti ai lavori o no.

Ma quali sono i compiti di un Direttore Generale? Qual è il ruolo di una figura di questo tipo in una società? A che livello può incidere nel rendimento di una squadra un dirigente di questo tipo?
Il direttore generale è un coordinatore, un amministratore cui tutto confluisce per poi costituire un tramite direttamente con il Presidente. Le sue capacità devono emergere soprattutto da un punto di vista sia gestionale che organizzativo: è lui ad esempio ad essere il supporto del DS nelle operazioni di mercato; è lui che pensa ad un direttore marketing e ad un addetto alla comunicazione coordinando con queste figure le varie strategie sulla promozione del brand e dei rapporti con pubblico, stampa, sponsor e società. Insomma, coordinatore ed ottimizzatore.

Nel mondo del calcio da diverso tempo, Stefano Tosoni da Mezzane di Calvisano, suo luogo d’origine, scala un gradino alla volta le tappe che lo portano ad una qualifica così prestigiosa.
Subito nell’organico del Calcio Desenzano Calvina, il Presidente del sodalizio Roberto Marai gli affida l’incarico di DG malgrado la qualifica professionale sia ancora in dirittura d’arrivo, segno di alta stima professionale nei suoi confronti.
E Stefano Tosoni non lo delude improntando già da questa estate l’immagine del Desenzano Calvina. Lui è il suo staff passano diversi mesi a costruire immaginando un futuro dettato dalle impervie situazioni sanitarie. Ma lo scoramento è il difetto dei deboli, così accantonate tutte le problematiche che il Covid ha creato e che, purtroppo continua a creare, il Calcio Desenzano Calvina grazie alla sua attenta direzione prende forma amministrativa, direzionale e sportiva.
Tutto questo in una calda estate vissuta tra Desenzano e Mezzane di Calvisano, tra lavoro e preparazione di una tesi per il suo esame.

Già parliamo di tesi. Stefano Tosoni si vuole qualificare in diritto amministrativo e si presenta davanti alla commissione discutento la posizione di un direttore all’interno della società citando Henry Ford: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo“. Una frase che descrive in pieno le capacità professionali del DG del Desenzano Calvina e le sue spiccate qualità di coordinare e di lavorare in team.
Nella sua tesi, Stefano Tosoni parla a lungo del progetto Desenzano Calvina, sottolineandone i valori soprattutto per il settore giovanile rimarcando l’importanza che qualsiasi squadra di qualsiasi sport deve riporre nel vivaio.
Ma con minuziosa descrizione, la discussione del candidato tocca temi importanti di una società sportiva: gli impianti, la comunicazione, il marketing, il bilancio e via dicendo.
Roberto Marai, Presidente del Desenzano Calvina, si dice onorato di aver portato nel progetto un personaggio come Stefano Tosoni e di lui dice:
” Stefano si dimostrò sin dall’inizio all’altezza del compito di Direttore Generale e a dispetto della sua giovane età mi venne naturale riporre in lui la mia completa fiducia“. Poi prosegue toccando il momento più delicato del cammino sportivo della sua squadra: “Nonostante fossimo convinti e fiduciosi di poter fare bene, la partenza del nostro primo campionato fu disastroso con sei sconfitte nelle prime sei giornate, lì capii l’intensità e la sofferenza con cui Stefano viveva la sconfitta e proprio quello mi face capire quanto fosse importante per lui raccogliere i frutti per la dedizione riposta nei suoi progetti“.

Passato l’esame arriva il momento per i pensieri: dai primi passi all’importante traguardo raggiunto. Ripercorrendo la carriera di Stefano Tosni, come non citare persone importanti a cui il nuovo DG tiene molto e porta sempre con se: Livio Scaramella su tutti. Un mentore, un amico che oggi non c’è più ma il quale Stefano porta sempre dentro di se in un angolo di cuore. Stefano Tosoni porta un ringraziamento alla famiglia che, a suo dire, ha “sopportato” le sue assenze da quando si è avvicinato al pianeta calcio; a Marco, Massimo, Battista e Vladimiro che sono stati i primi a credere nelle sue capacità; al coraggio di Ivan e Gigi, alle condivisioni dei progetti con Ennio e Riccardo; all’opportunità che gli è stata offerta da Roberto, Luca e Eugenio; al gruppo di lavoro composto da Michele, Paolo, Diego e Eleonora; al consiglio dell’Associazione dei Direttori Sportivi Bresciani; ai compagni di corso e in particolarmodo a Paolo Piani. Infine Stefano Tosoni ringrazia tutti voi che avete dedicato questi pochi minuti per arrivare a quest’ultima a riga di questo articolo.

Franzoni, la mezzala che sogna l’assist a Ibrahimovic

Mezzala oppure trequartista, la specialità della casa è il tiro da fuori area, ma la priorità è la vittoria di squadra

Andrea Franzoni, 23enne bresciano destro naturale e forte fisicamente, è un libro aperto, come si evince dall’intervista concessa in esclusiva al sito ufficiale del Desenzano Calvina.

Andrea, se le chiedessi che tipo di giocatore è, come si descriverebbe? Quali sono le sue caratteristiche principali?
“Sono una mezzala di inserimento e negli anni ho capito che quello è il ruolo più adatto per le mie caratteristiche; nel frattempo sto cercando di affinare anche la fase difensiva. In caso di necessità però posso giocare anche come trequartista”

Chi le ha trasmesso la passione per il calcio?
“Nessuno, poiché nella mia famiglia solo mio fratello giocava un pochino ma non ho preso da lui. Mia mamma mi ricorda sempre che a 4 anni la “massacravo” (ride, ndr) per andare a giocare in una scuola calcio”

Ha fatto le giovanili tra Pavoniana, Brescia e Feralpisalò: cosa ricorda di quelle esperienze?
“Senza nulla togliere alle altre, quella più formativa è stata sicuramente Brescia, dove sono rimasto sei anni, che si è rivelata essere non solo una scuola di calcio ma anche di vita e dove ho avuto la fortuna di essere allenato da Roberto Clerici, il miglior allenatore sia per i bambini che per l’aspetto calcistico. Tanto di quello che sono è merito di quella esperienza”

Dopodiché, nel 2015-16, il passaggio al Ciliverghe, dove ha esordito in prima squadra nella trasferta di Sondrio
“E’ stata una bellissima emozione anche se in quell’anno ho avuto numerose difficoltà, avevo rotto il naso ed ero reduce dalla pubalgia, recuperare è stato difficile soprattutto in un ambiente diverso. Ho giocato poco ma per me è stato un anno di crescita e di ambientamento”

Poi due anni suddivisi tra Castegnato e Ghedi, in Eccellenza
“Al Castegnato sono rimasto un anno e mezzo e mi sono trovato benissimo, è stata una bellissima esperienza, ho giocato e segnato con continuità così come si è rivelata positiva la breve esperienza al Ghedi”

Dal bresciano al bergamasco, nella sua carriera trova spazio anche la Romanese
“Avevo l’obiettivo di tornare in Serie D e la proposta della Romanese è arrivata nel momento giusto. Quando sono arrivato erano penultimi in classifica ma volevo giocare e fare bene. Purtroppo abbiamo incontrato varie difficoltà che hanno portato alla retrocessione ma nella mia crescita anche quella è stata un’esperienza positiva”

L’anno dopo (2018-2019) mantiene la categoria ma con una casacca differente, quella della Calvina, dove totalizza 34 presenze impreziosite da 6 reti
“E’ stata una grandissima stagione sia di squadra che personale, partivamo con l’obiettivo di salvarci e, nonostante qualche difficoltà nel girone di andata, abbiamo fatto una stagione incredibile, l’ambiente era stupendo e il gruppo squadra eccezionale così come la società, sia quella precedente che l’attuale”

Un nuovo ritorno al Ciliverghe, dove il rendimento è il medesimo della stagione precedente: 24 presenze e 7 reti all’attivo
“Partivamo con presupposti diversi, con i giocatori che avevamo potevamo fare molto di più ma non ci siamo riusciti, anche per via di qualche infortunio di troppo. Personalmente è stata una buonissima annata, e mi sono trovato benissimo con Mister Carobbio, che era stato mio compagno di squadra qualche anno prima”

Infine, il ritorno al Desenzano Calvina in questa stagione: è stato dettato da un motivo particolare?
“Avevo altre proposte ma mi ero trovato benissimo nell’esperienza precedente e non ho avuto dubbi quando è stato il momento di scegliere, anche per le ambizioni che aveva la società e in cui mi ritrovo. Penso e spero di dare un grande contributo”

Nella partita contro il Ciserano è andato vicino alla rete, sta cominciando a prendere le misure?
“Si, lo spero veramente perché mi manca, ma domenica era troppo importante vincere e non subire gol e ci siamo riusciti”

Ha già pensato a chi dedicherà il primo gol in questa stagione?       
“Alla mia ragazza che mi segue sempre, sono riuscito a far piacere il calcio anche a lei”

Domenica è arrivata la prima vittoria: senza fare pronostici, quante possibilità ci sono per far sognare i tifosi?
“Tante, anche se non siamo l’unica squadra forte quest’anno ma di facile non c’è nulla. Nel nostro gruppo vedo grandissime qualità, dobbiamo trovare bene le misure ma siamo un gruppo compatto e possiamo fare grandi cose”

Intraprendere la decisione di giocare a calcio significa porsi degli obiettivi: come valuta fino ad ora il suo percorso?
“Positivo, ma posso fare di più, mi manca ancora qualcosina che devo mettere io ma sono molto contento e soddisfatto del mio percorso”

La fiducia di un presidente e di un allenatore sono importanti ma quanto conta il sostegno della famiglia?
“Conta tantissimo, quasi quanto la fiducia di un allenatore o di un presidente; stare bene nella vita privata influisce positivamente su tutto. Mi ritengo molto fortunato perché la mia ragazza non si lamenta troppo del fatto che tutte le domeniche sono impegnato”

A quale portiere le piacerebbe segnare un gol?
David De Gea, è fortissimo”

Qual è il giocatore al quale vorrebbe fornire un assist decisivo per la vittoria della Champions League?
“Sicuramente Ibrahimovic

C’è qualche persona in particolare che vuole ringraziare?
“Gigi Zucchi, che è stato dirigente del Castegnato e della Calvina due anni orsono e il compianto Roberto Clerici”

Stefano Benetazzo