Hubner e Collovati oggi su Zoom con il settore giovanile

Dall ore 17 di oggi sabato 28 Novembre, l’ex rondinella e il centrale difensivo della Nazionale Campione del Mondo, incontrano online i ragazzi del Desenzano Calvina

Oggi dalle ore 17, i ragazzi del settore giovanile potranno incontrare virtualmente due personaggi di spessore della storia calcio nazionale.


DARIO HUBNER indimenticata rondinella dal 1997 al 2001, si porta alla ribalta esordendo in Serie A con la maglia del Brescia a San Siro contro l’Inter andando subito in gol. La settimana dopo in casa contro la Sampdoria all’epoca squadra da battere, mette a segno un tripletta. E’ stato insieme ad Igor Protti l’unico calciatore a vincere la classifica cannonieri in serie A, B e C. Dopo il calcio giocato una brevissima carriera di allenatore, poi si ritira a vita privata in un paese poco distante da Crema

FULVIO COLLOVATI oggi è opinionista Rai, molte le presenze alla Domenica Sportiva e a Tutto il Calcio minuto per minuto
In molti però lo ricordano come condottiero della difesa azzurra per 50 volte. Con la Nazionale di Enzo Bearzot conquista il titolo di Campione del Mondo ai Mondiali di Spagna del 1982.
Al Milan dal 1976 al 1982, conquista una Coppa Italia e lo scudetto della Stella. Dopo il Mundial passa all’Inter dove resta fino al 1986. Poiveste le maglie di Udinese e Roma prima di chiudere la sua carriera al Genoa.

Le due leggende del calcio, saranno a disposizione del Settore Giovanile (giocatori, dirigenti e tecnici) per domande alle quale si sottoporranno, ma questa è anche una occasione.

L’accesso alla piattaforma zoom è aperta a tutti, un’occasione per gli appassionati di ascoltare aneddoti e testimonianze del calcio di qualche tempo fa e magari gustarsi anche qualche aneddoto curioso.

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Sebastiano Monese, un geometra per i giovanissimi

L’intervista all’allenatore della squadra 2006 da molti ritenuta la più forte del settore giovanile del Desenzano Calvina

Sebastiano Monese allena la squadra Giovanissimi 2006 del Calcio Desenzano Calvina.
Il calcio entra a far parte di se in giovanissima età, suo papà Claudio, oggi dirigente del Calcio Desenzano Calvina come responsabile del Settore Giovanile, lo iscrive alla scuola calcio di dell’US. Sirmione.
Giunto all’età di Esordiente passa sei mesi alla Voluntas Brescia sotto la grinta di Roberto Clerici, un’esperienza che lui non ricorda con molto piacere. Conosce però Gianni Guindani che se lo porta all’Accademia Montichiari. Dopo due anni cambia casacca e gioca nel Lumezzane nei campionati professionisti prima con i Giovanissimi e successivamente nella squadra Allievi. L’anno successivo ancora un campionato Allievi ma stavolta a Montichiari con un gruppo che nella stagione successiva si toglie lo sfizio di vincere il campionato Juniores Nazionali.
Con lo stesso gruppo, grazie al ritorno in Serie C della prima squadra, Monese disputa un intero Campionato Berretti in rossoblu monteclarense. Nel momento di fare il salto nel calcio che conta, Monese si fa un bagno di umiltà e malgrado un campionato nella Nuova Verolese di Serie D decide di affermarsi tra i dilettanti. Questo lo porta a giocare con le maglia del Ghedi grazie a Maurizio Gilardi, poi a Desenzano nell’anno dell’Eccellenza, Sommacampagna, Castelnuovo del Garda e di nuovo a Desenzano tra Prima Categoria e Promozione.
Poi un grave infortunio gli permette di dedicarsi “a tempo pieno” alla panchina allenando le squadre giovanili del Desenzano e qui scopre la sua vocazione, cosa che per altro faceva già dall’età di 18 anni dedicandosi alla scuola calcio.

Da calciatore, il mio ruolo in mezzo al campo mi ha formato quella personalità da leader – esordisce mister Sebastiano Monese nella nostra chiacchierata – l’esperienza mi ha permesso di costruire una visione del calcio giocato che ho portato senza difficoltà nel mio ruolo di allenatore. Mi piaceva essere il punto di riferimento in mezzo al campo

Lei ha avuto grandi allenatori, per citarne qualcuno: Gianpiero Piovani, Maurizio Gilardi, Marco Bresciani, Sandro Novazzi. Quale insegnamento ha potuto portare nella sua attività?
Molto, questo penso sia stata una fortuna per me avere avuto insegnamenti da persone che sul calcio sono molto preparate. Metto sempre in pratica quello che ho appreso dai loro allenamenti e dalle loro tattiche di gioco

Quando ha condizionato la sua scelta il fatto di essere il figlio di Claudio Monese, persona preparata e molto conosciuta nell’ambiente?
Grazie a lui ho avuto modo di iniziare ad allenare a Pozzolengo e questo mi ha fatto capire che quelle tre ore di allenamento alla settimana con i piccoli mi davano gioia e vedevo che, giorno per giorno cresceva questa passione. Mio padre mi ha aiutato molto con i suoi consigli

Lei già all’età di 18anni ha alternato pratica da giocatore e da allenatore. Com’è stato ricoprire il doppio ruolo? Si è sentito più uno o l’altro?
Essere un allenatore giovane fa si che spesso prevalga la mentalità di giocatore. Poi dopo i 25 anni di età c’è stata un’inversione di rotta, fare l’allenatore cominciava a darmi più soddisfazione

Veniamo al presente, lei allena il gruppo dei 2006. A detta di molti la squadra più forte del settore giovanile del Desenzano Calvina. Ci racconta un po’ della sua squadra?
Ho preso in mano il gruppo due anni fa a Desenzano quando erano al primo anno di Esordienti. Avevo avuto referenze di un team valido ma occorreva sistemare qualcosa, soprattutto sulle regole.
Da geometra quale sono, precisione puntualità e pignoleria sono il mio pane quotidiano, quindi ho dovuto lavorare molto su questo aspetto. Chiaro che si parla di calcio, quindi le qualità del singolo prima o poi vengono a galla in ogni caso, ma credo che il modo in cui si espongono fa si che si guadagni molta stima in più dal punto di vista caratteriale.
Con il tempo i ragazzi capiranno l’importanza di questo

Quando ha capito che le sue regole hanno dato i suoi frutti?
Due anni fa ho visto in trasferta i miei ragazzi presentarsi nel modo più decoroso, abbigliamento in ordine e preciso, puntuali all’appuntamento e con la borsa fatta senza dimenticare nulla. Di contro un gruppo di ragazzi che sembravano una scolaresca in gita. Quella differenza di stile per me ha fatto scattare quel punto di orgoglio che non guasta

Poi cosa ha dovuto “aggiustare” nella sua squadra?
L’equilibrio. Ho avuto una squadra senza vie di mezzo. O erano molto bravi oppure erano veramente in difficoltà. Ho cercato di coinvolgere tutti in questo progetto ma alla fine qualcuno lo abbiamo perso, qualcuno è andato a fare un altro sport e qualcuno ha continuato nel calcio ma conscio dei propri limiti

Come gestisce questa cosa con i genitori? Non credo sia facile escludere e giustificarne i motivi.
La difficoltà sta proprio lì. I genitori degli esclusi vedevano che si andava molto bene anche se i loro figli erano parte marginale nell’impiego in campo, ma non ho mai ricevuto aspri commenti. Anche oggi mi salutano sempre con molto rispetto anche perchè ho sempre detto loro la verità delle cose

Con tutte le difficoltà che ci sono per un allenatore, quali sono gli step da seguire nel formare una squadra di calcio giovanile?
Punto primo: tempo e pazienza; è difficile far capire ai ragazzi e ai loro genitori che prima del risultato viene il gioco espresso. Poi lavorare molto dal punto di vista mentale tramite dialoghi costruttivi e sintonia psicologica. Infine, se si vuole dare qualcosa in più perchè il gruppo lo consente metterei la cura del gesto tecnico, ma non come prima cosa in ordine di tempo

Lei ha anche avuto compagni di squadra illustri. Su tutti Mario Balotelli. Com’era come compagno di squadra?
Si vedeva subito che aveva delle qualità, quando giocavamo negli Allievi era come se giocassimo in 12. Dal punto di vista personale invece, credo che a renderlo antipatico a molti sia stata la sua ingenuità. E’ sempre stato un giocherellone ma sempre propositivo con il gruppo. Come atleta se lo sfidavi dal punto di vista tecnico si impegnava tantissimo, era uno che non ci stava mai a perdere o a sentirsi semplicemente secondo a qualcun’altro

Ci racconta un episodio curioso sul genere?
A Lumezzane c’era un altro nostro compagno bravo a battere le punizioni di macino e lui lo sfidava dentro e fuori dal campo perchè voleva essere lui il più bravo. Da questo aspetto nasce la sua esuberanza, ma ripeto che Mario di indole è un buono. Non ha ancora capito che non ha più 15 anni, che il tempo passa e si deve crescere. La vita prima o poi ti presenta il conto

Mister Monese, lei è diventato papà da poco di Camilla. Come è stato passare una gravidanza accanto a sua moglie in un periodo così delicato dal punto di vista sanitario?
Ci eravamo concessi una vacanza fuori dall’Italia solo che era scoppiato il caso Covid-19 e quindi abbiamo dovuto rimandare. A distanza di due giorni ho saputo che Giulia (la sua compagna ndr) era incinta e quindi ci siamo dedicati alle attenzioni necessarie affinchè andasse tutto bene soprattutto in questo periodo così delicato. Poi la nascita di Camilla è arrivata proprio in concomitanza della “seconda ondata”. Tra mille incertezze che il mondo ci stava riservando siamo arrivati alla fine, non sono stati nove mesi come ci eravamo immaginati di trascorre in una gravidanza in tempi normali, eravamo incerti sul futuro ma questo ci uniti maggiormente

Il Covid ha fermato anche i suoi ragazzi. Cosa vuole dire loro?
Dico che si dovrebbero godere ogni istante della vita. Questa pandemia ci ha reso tutti consapevoli di quanto siamo piccoli e indifesi di fronte alle calamità naturali.

Buon compleanno a “Bomber” Giorgio Recino

L’attaccante del Calcio Desenzano Calvina compie oggi 34 anni

Un’altra domenica senza partite quella del Calcio Desenzano Calvina, come ormai troppe da quando il Covid ha cambiato la vita di tutti.

Fuori dai confini della provincia di Brescia e precisamente a Concorezzo, oggi è comunque giornata di festa per il Desenzano Calvina, il “bomber” Giorgio Recino festeggia i suoi 34 anni, è infatti nato a Milano il 22 Novembre del 1986.

Un compleanno che Giorgio avrebbe voluto passare diversamente, magari realizzando un gol per la sua squadra, ma il calore che la famiglia gli riserverà oggi, gli farà dimenticare per un giorno tutto il disagio di una domenica lontana dal campo.

Anche se a distanza e senza poter condividere con lui una fetta di torta, i compagni di squadra, lo staff, i dirigenti e i tifosi del Desenzano Calvina, si stringono virtualmente a lui portandogli i più sinceri ed affettuosi auguri di buon compleanno.

Allievi 2005, l’intervista a mister Davide Marchi

“Prediligo l’attività agonistica e sono consapevole che allenare questa fascia d’età comporta un impegno importante anche fuori dal campo che accetto con molta dedizione”

Davide Marchi è un allenatore del Settore Giovanile del Calcio Desenzano Calvina, la sua squadra è quella degli Allievi 2005 che partecipa al campionato provinciale di categoria.
Un gruppo consolidato che si ripropone anche quest’anno, la scorsa stagione ha infatti vinto “a tavolino” il campionato fermato dalla pandemia e proprio nel momento più bello della corsa della squadra gardesana. Purtroppo anche quest’anno il bel lavoro svolto nella preparazione rischia di non raccogliere i frutti sul campo, a tutt’oggi infatti il Covid è ancora a farla da padrona sui campionati.
Nella prima uscita stagionale il gruppo Allievi 2005 guidato da mister Marchi, vince 2-0 in casa, poi un nuovo alt imposto ai settori giovanili.
In questo periodo però la dedizione all’allenamento e la responsabilità di tutto il gruppo è talmente alta che con delle tabelle individuali gestite via web dall’allenatore.

Marchi di se come calciatore non ha molto da raccontare, ci parla con soddisfazione del periodo passato al Montichiari quando la squadra rossoblu gravita nel mondo dei professionisti. In quel periodo Marchi gioca nella squadra Allievi in un campionato che lo vede affrontare squadre di grande blasone come Milan, Inter e Atalanta. Poi con il passaggio tra gli Juniores, Marchi passa a Pozzolengo dove si concede il lusso anche di qualche presenza in prima squadra.

Come allenatore comincia invece al fianco di Grigoletto a Pozzolengo nella squadra Allievi. Marchi si appassiona e segue il suo mentore a Sirmione per un campionato con la squadra Giovanissimi. Poi arriva il momento in cui capisce che può avere in mano una squadra da solo e a Pozzolengo avvia la sua prima esperienza sulla panchina come primo allenatore. Poi il trasferimento a Desenzano e quest’anno viene confermato per il progetto del Calcio Desenzano Calvina.

Lei come giocatore ha smesso giovane. Perchè?
Alla base della mia scelta ci sono stati dei problemi personali, ma in fondo avevo intuito che dedicarmi al ruolo di allenatore in età giovane, mi avrebbe permesso di aprire porte che invece come calciatore mi ero reso conto che sarebbero rimaste chiuse

A Desenzano lei allena da diverso tempo. Ci racconta la sua esperienza?
Sono arrivato a Desenzano allenando la squadra Giovanissimi, nel periodo in cui il Desenzano era in Eccellenza, era un bel periodo della storia del club. Sull’entusiasmo la squadra che allenavo all’epoca, dal campionato provinciale ha acquisito il diritto a partecipare al campionato regionale. Poi nei due anni seguenti sempre con la gestione Locatelli, ho allenato la squadra Allievi. Successivamente con l’arrivo di Righetti che aveva accettato l’incarico di DS della prima squadra, ho allenato la Juniores Regionale fino al 2017. Tre stagioni per me molto positive

Nella sua carriera di allenatore ha sempre avuto a che fare con adolescenti, una fascia di età abbastanza critica per un individuo. Occorre una bella dedizione in un contesto così delicato, non trova?
Diciamo che mi piace molto l’attività agonistica, la prediligo alla scuola calcio e quindi sono consapevole che allenare questa fascia d’età comporta un impegno importante anche fuori dal campo. Lo accetto con molta dedizione

Allenare ragazzi adolescenti dicevamo, porta sempre un impegno importante. Secondo lei un allenatore in questa fascia di età, quanto conta dal punto di vista tecnico e quanto da quello educativo?
Dal punto di vista educativo conta moltissimo. Non voglio sbilanciarmi in un contesto così difficile, ma è certo che questi ragazzi ti vedono come un punto di riferimento passando tanto tempo con te. In alcuni casi io sono più presente dei loro genitori e questo mi rende coscente della mia responsabilità

C’è qualche ragazzo con cui ha mantenuto legami importanti anche dopo la fine del vostro rapporto professionale?
Certamente, anche più di uno e questo mi rende molto orgoglioso perchè sta a significare che oltre alla tecnica ho potuto far assimilare anche lezioni di vita

Ma un allenatore secondo lei può essere poliedrico al punto di poter allenare sia in “agonistica” che in “non agonistica”?
Ritengo che alla fine quando senti nelle tue corde una predisposizione per una determinata strada, percorri quella. Io mi sento più portato per la sfida e per la partita “vera” e quindi mi sto dedicando all’allenamento per le attività agonistiche piuttosto che per la scuola calcio. Non sottovaluto chi si dedica a quest’ultima, ma a un certo punto segui le tue capacità e quello che ti piace di più

Quindi nell’attività di base non ci si vede?
Non credo esista un allenatore in grado di allenare sia la prima squadra che i “piccoli amici” sono ruoli completamente diversi, quindi ti trovi di fronte ad una scelta

Ma una possibilità di panchina di prima squadra oggi, come la prenderebbe in considerazione?
Ho provato a Pozzolengo l’ebbrezza di allenare una prima squadra, volevo completare l’esperienza e vedere come ne sarei uscito. Ogni cosa al suo tempo

Cosa l’ha fatta decidere per il settore giovanile a Desenzano anzichè una carriera tra “i grandi”?
Ero appena diventato papà per la seconda volta. Vivo a Desenzano e quindi essere vicino a casa mi ha giovato. Consideriamo anche che la mia dedizione di allenatore è una passione, il mio lavoro è un altro. Lavoro nel settore alimentare per 8 ore al giorno

Visto che è entrato nella sfera privata, lei è papà di due figli maschi, li farà giocare a calcio?
Mattia ha sei anni, ha iniziato lo scorso anno la trafila nella scuola calcio del Desenzano. Andrea ha solo un anno, è ancora presto ma collocato in famiglia con un allenatore e un giocatore è probabile intraprenderà la stessa strada

E sua moglie cosa dice?
Simona porta sempre tanta pazienza

Ci sono episodi nella sua carriera che confermano che sta facendo un buon lavoro con il settore giovanile?
La mia soddisfazione è quando incontro ragazzi che ho allenato 10 anni fa che si fermano a salutarmi e a scambiare due parole. Penso che questo sia un grande riconoscimento di stima e lo prendo sempre come un piccolo successo per il mio lavoro svolto

Mister Marchi come si comporta con un ragazzo che salta spesso gli allenamenti?
Credo che alla base di tutto occorre sempre capirne il perchè. Io ho sempre insegnato e preteso buona educazione. Quando allenavo in prima squadra un giocatore che saltava due allenamenti avrei potuto farlo giocare ugualmente, nei ragazzi le dinamiche sono un po’ diverse dove contano più gli equilibri e la gestione del gruppo

Quest’anno lei ha costruito un bel gruppo sulle fondamenta della squadra dell’anno scorso. Purtroppo ancora uno stop. Come vede questa situazione?
Cerchiamo di essere ottimisti e mi auguro che i ragazzi possano tornare a giocare quanto prima. Si stanno tenendo in forma come possono, ieri hanno partecipato ad un corso comulativo sulla piattaforma zoom e si stanno dedicando anche alla pratica di yoga, una disciplina sottovalutata per il calcio ma che invece offre tante possibilità soprattutto in questo periodo

Ma la gestione di un gruppo di ragazzi che hanno una smisurata voglia di correre, come la sta vivendo?
E’ molto difficile da gestire. Mi confronto sempre con Matteo Alberti e Claudio Monese (Direttore e Responsabile del settore giovanile ndr) e dalle nostre telefonate si evidenzia il fatto che oltre a stare a casa dal divertimento vivono dalla loro camera anche le lezioni scolastiche. Un passo difficile per un adulto, figuriamoci per un ragazzo di 15 anni. Occorre trovare il guisto equilibrio, far loro passare troppo tempo sulle piattaforme diventerebbe un eccessivo peso e si potrebbe ottenere un effetto contrario

Lei che è un esperto nei rapporti con gli adolescenti, cosa va detto loro in questo periodo storico non indifferente?
Innanzitutto occorre trasmettere ottimismo. Poi far capire che ognuno di noi è responsabile per se e per gli altri. Potremmo essere tutti nella condizione di trasmettere il virus e sensibilzzarli su questo. Poche regole ma esposte nel modo giusto. Va anche detto che questi ragazzi hanno bisogno di divertirsi, di correrre e di giocare, credo quindi che quando potremo riprendere, l’aspetto tattico aspetterà un po’.

Live Zoom, i giovani interrogano Florindo e Sorbo

Dalle 17 di sabato 21 Novembre, allenatore e capitano del Desenzano Calvina incontrano online i ragazzi del settore giovanile

Un altro fine settimana senza allenamenti e senza partite.
La pandemia non vuole lasciare la presa e quindi occorre organizzarsi digitalizzandosi organizzando allenamenti e (ri)aggregando i propri tesserati via internet. È nata una didattica a distanza tutta sportiva.

I ragazzi del Settore Giovanile, non frequentano da tempo il Centro di Via Durighello e quindi nemmeno nella possibilità di carpire segreti dai “professionisti” della prima squadra.
Nasce così l’idea di un momento di incontro virtuale con il capitano Federico Sorbo e con l’allenatore Michele Florindo.
I due rappresentanti della Prima Squadra saranno a disposizione dei ragazzi (ma non solo visto che l’incontro è aperto a tutti) rispondendo ai loro quesiti su tutti gli argomenti.

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Matteo Alberti, braccio e mente del settore giovanile

Il Direttore delle squadre più giovani del Desenzano Calvina parla di come sia difficile gestire un settore così delicato nei tempi del Covid

Matteo Alberti ricopre il ruolo di Direttore del Settore Giovanile.
Un incarico che la nuova dirigenza del club, gli affida anche in aria di cambiamenti, segno del prezioso lavoro svolto negli anni quando la società portava il nome di Sporting Desenzano.
Dieci anni fa, Alberti decide di portare a Desenzano il figlio Alessandro per l’esercizio atletico e per la passione che la famiglia riserva per il gioco del calcio. A quell’epoca l’allenatore istruttore della squadra pulcini era Visioli aiutato da Nicola Chiari. Con i due, Alberti instaura subito un rapporto amicale e riesce così a farsi coinvolgere nell’attività della società.
Per tre stagioni svolge la mansione di allenatore/istruttore tra “Pulcini” ed “Esordienti”, poi con l’incarico a Pier Miscioscia alla presidenza del settore calcio della Polisportiva, Alberti diventa un aiuto prezioso per l’aspetto organizzativo. Con l’arrivo di Alessandro Righetti, Alberti conquista immediatamente la fiducia della nuova dirigenza e viene messo alla direzione del Settore Giovanile. Il resto è storia recente.

Alberti, con l’arrivo a Desenzano di Alessandro Righetti, lei ha potuto dimostrare tutto il suo valore nel ruolo che ancora oggi ricopre. Come è nata questa sinergià con la società?
Sembrava che il calcio a Desenzano non avesse più spazio, ma con la passione e la voglia di fare qualcosa per i ragazzi e per la città, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto di tutto perchè questo non succedesse

Come vi eravate organizzati?
Righetti si è occupato di prima squadra e juniores, io del settore giovanile e Fabrizio Bozzelli ha avuto l’incarico di programmare e gestire uno staff tecnico. Poi è subentrato Patrick Manzini per poi arrivare a Claudio Monese. Una storia sempre in continua crescita

Quale è stato il primo step di questa nuova cordata?
Abbiamo innanzitutto rimesso a posto la situazione economica della società, siamo riusciti a salvare così il calcio a Desenzano. Fatto questo siamo intervenuti dal punto di vista operativo arrivando a numeri importanti come 330 tesserati

Come è stato passare dal campo alla scrivania dirigenziale?
Vivere l’emozione del campo è quella che prediligo e non ne faccio mistero. Sono però consapevole di non avere le giuste competenze per poter gestire questo aspetto e quindi la passione mi ha portato a vivere l’esperienza dirigenziale con uguale entusiasmo anche se come dirigente i problemi da risolvere si triplicano

Quel è il suo ricordo più bello di questo inizio?
Stagione 2018 2019 con l’annata dei 2002 squadra che seguivo fin dai pulcini, vinciamo il torneo di Pasqua in Croazia, il campionato provinciale e ci qualifichiamo per il campionato regionale dopo un avvincente play off concluso con la vittoria 1-0 sul campo del Breno

Quando ha pensato ad inserire nella dirigenza Claudio Monese?
Quando il progetto acquista dimensioni importanti, le situazioni da gestire diventano troppe affinchè possano essere sotto controllo da una sola persona. Diventa così fondamentale affidarsi a qualcuno con competenze ed esperienze di rilievo, la scelta è caduta su Monese al quale abbiamo affidato l’incarico di Responsabile dell’intero settore giovanile

Nel team dirigenziale siete tutti volontari, nel senso che vi dedicate a questo come una passione dopo il proprio lavoro. E’ questo che porta ad un aumento delle persone dedite al progetto?
Questo è il motivo principale. Io personalmente lavoro a Brescia e riesco a dedicarmi alle mie funzioni nel tardo pomeriggio e rientrando poi a casa quando il resto della famiglia ha già provveduto alla cena. In più il sabato e la domenica

Quindi una sinergia tra i ruoli diventa importante?
Abbiamo costruito un “trio” che comprende oltre a me Claudio Monese e Amadeo Cataldi. Monese si occupa della parte organizzativa, Cataldi di quella tecnica ed io tiro un po’ le fila di tutti e due facendo più una supervisione

Quanto è difficile gestire una società importante come il Desenzano Calvina ai tempi del Covid?
Parto dal presupposto che il Covid ha colpito anche me a Marzo, quindi le mie scelte sono sempre dettate dal disagio che ho provato sulla mia pelle. Qualcuno me lo ha fatto notare aspramente, soprattutto quando ho deciso qualche settimana fa di tenere aperto il centro sportivo andando in controtendenza alle decisioni che le altre società stavano prendendo. Ma lo abbiamo fatto perché sapevamo di esserci organizzati in modo da rispettare il protocollo sanitario

Questo però ha portato i familiari a non poter seguire nemmeno gli allenamenti. Una scelta che oggi si è rivelata giusta, ma all’inizio ha accusato qualche critica?
Per un genitore non poter seguire il proprio figlio non è il massimo. In tempi moderni siamo tutti pieni di impegni e viviamo di corsa, quindi penalizzare anche il poco tempo in cui i genitori possono condividere qualcosa con i propri figlioli mi è pesato molto. Capisco il loro malessere ma non potevamo permetterci di uscire da quell’equilibrio che stavamo creando per il bene di tutti

Lei la vede da un punto di vista genitoriale. Ma i ragazzi invece come hanno preso questa sua decisione?
Se posso parlare liberamente ho trovato i ragazzi più sereni nello svolgimento degli allenamenti

Si spieghi meglio
In pratica in molti non si sono più preoccupati del giudizio dei genitori che li seguivano dalla tribuna, ma sono riusciti a seguire solo l’allenatore. Questo li ha portati ad acquisire serenità

Ma lei che è anche genitore di due ragazzi che hanno vestito la maglia desenzanese, non pensa che sia anche una autocritica da parte sua?
(sorride ndr) Questo sottolinea la differenza tra professionismo e settore giovanile. Nelle prime squadre raramente un genitore si affaccia alla tribuna durante l’allenamento del figlio, nelle squadre minori diventa inevitabile parlarne anche fuori contesto. Questo alla lunga non produce i benefici sperati. Ai tempi degli allenamenti a porte chiuse i ragazzi si sono sentiti forse più responsabilizzati perchè erano soli con il tecnico e i loro compagni

Leggendo alcuni articoli su squadre di Serie A, alcuni giocatori asseriscono di riuscire a rendere maggiormente senza pubblico. La sua riflessione si associa a questo contesto?
Certamente. A volte giocare davanti ad una platea importante, ti può penalizzare dal punto di vista mentale e questa valutazione potrebbe anche essere portata al vaglio di un settore giovanile

Si però credo che il giusto stia nel mezzo. Capisco che gli adulti abbiano mille difetti a bordo campo, ma sono sempre i loro genitori…
Concordo. Ma noi valutiamo tutto per il bene dei ragazzi. Poi, parlando di allenamenti, questo tipo di decisione non sarà presa, ma per una crescita globale sarebbe quantomeno opportuno discuterne

Cosa spera nel dopo covid?
Mi mancano gli incontri senza mascherina e senza preoccuparsi del distanziamento. Vittoria o sconfitta, per noi il fine settimana era comunque un momento di festa, ci trovavamo tutti, dirigenti, genitori, parenti e giocatori per parlare, cenare insieme o semplicemente scambiare due chiacchiere davanti ad un caffè o a un aperitivo. Spero sempre di svegliarmi una mattina e constatare che sia stato solo un brutto sogno